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Ombre e cose salde sono, insegna Dante, i morti e i vivi, coloro che vivono al di là del mondo fisico e quanti lo abitano ancora. Tra le due dimensioni si danno scambi, interferenze, forme di dialogo. Questo libro indaga, nella poesia di Eugenio Montale, i modi della comunicazione tra fisico e metafisico, tra esserci e non esserci, tra ciò che la memoria trattiene e quanto l'oblio dissolve. Ma si sofferma anche, a livello di storia delle forme poetiche, sul rapporto fra la poesia di Montale e quella di Giovanni Pascoli, poeta per eccellenza del "ritorno dei morti", dalla scrittura capace di evocare, attorno alle cose, l'alone del ricordo. Punto di partenza, in ogni caso, sono i testi nel loro intrecciarsi di significante e di significato: si tratti di poesie fra le più celebri di Montale, da "Fine dell'infanzia" a "Proda di Versilia" a "Voce giunta con le folaghe", o di componimenti finora meno indagati come "Serenata indiana", "Nel parco", "Ezekiel saw the Wheel... ", il senso non è dato mai per immediatamente acquisito, ma chiede di essere sondato in ogni piega, in ogni frattura della dizione poetica.