Tab Article
I due saggi che qui presentiamo intervengono nel dibattito sul problema del rapporto tra economia e politica nel contesto della globalizzazione. Secondo l'interpretazione corrente, l'economia, nell'epoca della mobilitazione globale di informazioni e denaro, ha per così dire fatto esodo dalla terra della concreta e responsabile produzione industriale, per assumere il volto astratto e spettrale del liquido flusso di capitali e del mare degli interessi finanziari. Essi, esercitando un potere anonimo e impersonale, imporrebbero la loro forma di dispotismo decidendo senza controllo le sorti degli individui e degli Stati; i quali sarebbero ridotti, nelle loro istituzioni di democrazia rappresentativa, a fantocci in balìa di quei giganteschi interessi. In quanto segue noi resistiamo alla demonizzazione del sistema dei mercati, e nello stesso tempo ci poniamo il problema di come uscire dall'ordine del discorso. Che per noi non è semplicemente l'ordine imposto dalla finanza mondiale, ma è il discorso che fa coincidere la verità con l'imposizione della cappa di un potere continuo e intrascendibile, invece che con la sua interruzione. La nostra tesi è che il pensiero critico sia inefficace nell'assegnare limiti agli interessi economici perché assume la globalizzazione come un fenomeno di predazione invece di comprenderla come un evento giuridico pubblico.