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"Così pensa e così vive chi ama la filosofia. E continua a fare quello che faceva prima, rimanendo però sempre fedele alla filosofia". Con queste parole Platone evoca la forza di una vocazione o forse di un destino: quello della fedeltà al filosofare. Una fedeltà che corre tenacemente fino all'oggi, mutuando tempi e spazi lontani, eppure medesima nell'esperienza per quella vita e per quell'amore. Ma quale cosa corrisponde all'esperienza della filosofia? E, insieme, ed è lo stesso, in che modo la filosofia fa esperienza della cosa? Questo volume prova a rispondere ad entrambi gli interrogativi, presentando alcune scritture filosofiche esemplari, scritture che profilano un luogo in cui la determinazione teoretica della cosa si affianca al suo accoglimento etico, in cui l'idealità razionale diventa gesto d'esistenza. Questo luogo, non solo di pensiero, ma d'esperienza, sembra privare testo filosofico e testo letterario di quel divario che li confina nei margini di singole e separate "discipline", consentendo ad entrambe di maturare un incontro, schiudere un'apertura, una rifrangenza in cui le voci prendano fiato e le scritture corpo. E allora filosofia e letteratura, Platone, Kant e Heidegger come Hofmannsthal, Mann e Dostoevskij, e anche un acuto filosofo italiano come Giulio Preti, in dialogo diretto con Platone, possono comporre un coro di voci plurime dirette alla diversa modulazione di quell'unica esperienza della cosa a cui, a diverso titolo, siamo tutti chiamati.