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Cosa lega i talent-show dove l'arte si mescola al televoto, le telecronache di calcio dense di morbosi dettagli tecnici, i reality dei finti amori e del dolore spettacolarizzato, gli spot pubblicitari dove le cose più naturali servono a piazzare prodotti, i format dei fornelli, dei malati in presa diretta e dei ciccioni che faticano a fare la dieta? È l'Osceno, quel regime dell'Indistinto, dell'equidistanza fra realtà e simulazione, fatto vissuto e macchina dell'apparire che è oggi la versione più preoccupante e devastante del sistema dei media. L'autore, con una scrittura densa e uno studio approfondito, passa dal mito della caverna di Platone al baratro dei programmi tv di massa, da metafore cinematografiche ineludibili come Truman Show e Matrix a pezzi fondamentali della storia del pensiero occidentale, per scandagliare questa cifra estetica che riconduce a quattro etimologie. Seguendo l'attuale tessitura dell'immaginario collettivo, il libro propone una rivalutazione dell'assoluto, non inteso come orizzonte metafisico, ma come "odio ecologico" verso tutto quanto ci inquina, ci degrada e ci induce a dimenticare la nostra libera tragicità di esseri umani.