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La nascita del neoclassicismo alla metà del Settecento segnò l'avvio in Europa di profondi cambiamenti artistici e sociali. Questo rinnovato clima culturale portò alla riscoperta dello studio dell'antico e al recupero delle forme classiche quali modelli di perfezione, equilibrio e bellezza ideale. Figura chiave di questa trasformazione fu Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), considerato non a caso il padre della storia dell'arte moderna, il quale accostò la ricerca teorica dei fondamenti del bello allo studio delle fonti. Nel 1767 egli pubblicò i "Monumenti antichi inediti" dove, a corredo della parte scritta, furono accostate le incisioni che raffiguravano opere classiche delle collezioni romane. Winckelmann riteneva che la fonte autentica dell'antico si trovasse nell'arte ellenica, mentre il grande incisore veneziano Giovanni Battista Piranesi (1720-1778) credette di trovarla nella Roma repubblicana, e tale visione fu portata avanti anche da suo figlio Francesco (1758-1810). Luigi Rossini (1790-1857), altro maestro dell'arte incisoria, fu riconosciuto dalla critica come l'ultimo grande illustratore delle meraviglie di Roma e Pompei, prima dell'avvento della fotografia. Dall'incisione che riproduceva oggettivamente il reperto archeologico inserito nel paesaggio si passò poi alla veduta romantica, dove fantasie di monumenti erano assemblate al fine di suscitare stupore e forti emozioni, con una tensione verso il pittoresco. Seguirono le prime realizzazioni di "panorami", il cui scopo era muovere il sentimento grazie a effetti di illusionismo visivo e suggestione scenografica. Pubblicato in occasione della mostra al M.A.X. Museo, questo catalogo presenta la produzione incisoria dell'antico ripercorrendo la reinterpretazione del classico nella sua tensione critica fino alla soglia di metà Ottocento. Nel volume sono pubblicate quasi duecento incisioni all'acquaforte, a bulino e puntasecca di rara bellezza, esposte nel museo, oltre a stampe acquarellate, litografie e pregiati reperti archeologici (monete, medaglie e marmi) collocati in modo da dialogare con le opere grafiche. La mostra, curata da Susanne Bieri e Nicoletta Ossanna Cavadini, vanta la sinergia con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la Biblioteca dell'Accademia di architettura USI di Mendrisio, la Biblioteca Cantonale di Lugano, l'associazione Avvenire dell'Antico (AdA) e una fitta rete di collezionisti privati.