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Alberto Giacometti nasce nel 1901 in Val Bregaglia, nella Svizzera di lingua italiana. Figlio del noto pittore Giovanni Giacometti, viene avviato fin da giovinetto agli studi artistici. Dopo la frequentazione della scuola d'arte di Ginevra e alcuni viaggi di studio in Italia, elegge Parigi quale sua città di riferimento senza mai dimenticare Stampa, il luogo degli affetti familiari dove mantiene sempre un atelier, oltre a quello più noto di Rue Hippolyte-Maindron, vicino a Montparnasse. Si iscrive all'Académie de la Grande Chaumière, che frequenta tra il 1922 e il 1925. In questo periodo entra in contatto con l'arte neosumera, egizia, africana, precolombiana, con l'opera di Constantin Brancusi, Raymond Duchamp-Villon, Henri Laurens, Jacques Lipchitz, André Masson. Subisce il fascino del Cubismo per aderire poi al movimento surrealista con le sue libere associazioni erotico-poetiche. Nel 1930 espone con Jean Arp e Joan Miró nella galleria di Pierre Loeb a Parigi. Conosce intellettuali come Louis Aragon, Georges Bataille, Michel Leiris, Isaku Yanaihara. Giacometti torna poi a dare preminenza alla figura umana e sviluppa una ricerca quanto mai originale, che ha il suo perno nel concetto di apparenza, intesa come "nocciolo", come lui stesso afferma. L'esistente gli si manifesta con una violenza che trova nell'essere umano la sua espressione più chiara, determinando un rapporto inedito con spazio e tempo. Prossimo ma autonomo rispetto a personaggi di primo piano come Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Samuel Beckett, Giacometti continuerà incessantemente le sue ricerche, anche negli ultimi anni della vita. Nel 1962 otterrà il Gran Premio della Scultura alla Biennale di Venezia e tre anni dopo il Grand Prix des Arts a Parigi. Sempre nel 1965, il Museum of Modern Art di New York gli dedicherà una mostra antologica. L'anno successivo Giacometti verrà a mancare nella sua terra natia.