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Dalla fine del XVIII secolo era attiva a Pavia una Scuola di Disegno e Incisione a sussidio dell'Università, finalizzata all'illustrazione dell'anatomia e di altre discipline; ma il celebre professor Scarpa aveva incaricato gli stessi bulinisti di riprodurre anche i capolavori della sua prestigiosa raccolta di dipinti. Da allora a Pavia la cultura artistica si è intrecciata con quella scientifica: per tutto l'Ottocento pittori e scultori, assieme ai commissari che gestiscono la gloriosa Scuola di Pittura fondata nel 1840, sono chiamati a interpretare e soddisfare le esigenze di rappresentatività della classe colta locale - professionisti, intelligenti committenti e munifici collezionisti - attraverso una produzione originale di destinazione privata ma anche di pubblica celebrazione dell'epopea storica, dei fatti e personaggi salienti delle istituzioni cittadine: con risultati, spesso, d'eccellenza nelle prove romantiche di Pasquale Massacra, del realista Federico Faruffini e di altri dotati allievi dell'Accademia. Nel corso del nuovo secolo la cultura artistica locale progressivamente si apre agli influssi e alle tendenze nazionali: passa di qui la ventata futurista, mentre un cauto simbolismo, poi il Novecentismo e il lirismo chiarista permeano le proposte dei giovani artisti, sebbene sopravviva almeno fino al secondo dopoguerra, robusto e persistente, il paesaggismo post-impressionista. Gli ultimi decenni vedono, infine, l'affermazione soprattutto di scultori, le cui opere abbelliscono il panorama urbano.