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Un saggio monografico dedicato a un dipinto dell'artista francese appartenente alle collezioni del Museo Puskin di Mosca. Le opere di Paul Gauguin costituiscono una delle sezioni più significative della collezione moscovita di arte francese, strettamente legata al nome di Sergej Scukin, collezionista e mecenate russo, protagonista delle grandi iniziative espositive del Museo Puskin, nonché uno dei suoi simboli più importanti. Tra i dipinti del maestro francese spicca "Eiaha Ohipa", datata 1896, un anno difficile per l'artista: rientrato da poco dalla Francia a Tahiti, con l'obiettivo di fermarsi definitivamente, si trova in ristrettezze economiche, con gravi problemi di salute. Il titolo usuale "Tahitiani in una stanza", non restituisce l'iscrizione in lingua maori del dipinto, che allude piuttosto all'indolenza o libertà dal lavoro delle figure ritratte. Solo cinque anni prima, Gauguin era salpato per il suo primo soggiorno a Tahiti con un atteggiamento ambivalente: da una parte segnato dalle aspettative di un esotismo radicale rispetto alla tradizione della pittura orientalista, dall'altra attento alla documentazione etnografica di costumi e mentalità del tutto diversi alla propria cultura. L'unanime rigetto incontrato a Parigi dai quadri e sculture eseguiti in quel primo soggiorno, fra 1891 e 1893, lo induce a un distacco radicale da quella sua stessa, originaria, cultura. Tahiti definitivamente si viene a configurare, nello stato di frustrazione vissuto dall'artista, come un luogo edenico, un paradiso immune dalle convenzioni e costrizioni della cosiddetta civiltà occidentale, con le sue logiche di falso progresso, dominio e sfruttamento. La coppia rilassata nell'intimità ombrosa di una stanza aperta su un paesaggio di luce incarna la condizione, utopica, di un armonico stato di natura, di una libertà di essere e agire secondo le proprie inclinazioni. Sullo sfondo si staglia la figura di un osservatore, sostanzialmente estraneo alla scena: è presumibile che si tratti dell'artista stesso, preceduto, sulla soglia della stanza, dal suo cane, una comparsa ricorrente di tanti altri dipinti di questi anni.