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L'opera architettonica è stata colta nel suo divenire, cioè mentre era in gestazione e progressivamente diventava una creatura. Si è, così, configurata una vera e propria rappresentazione genetica che, attraverso il germinare della luce e dei simboli essenziali, seguiva lo sbocciare di quella musica e di quel messaggio. Gilli non cerca di fotografare un'immagine, si dispone piuttosto all'attesa della sua apparizione, si fa tramite del passaggio tra la realtà e l'immagine alla quale essa dà vita. Nella fotografia di Gilli tutto è poesia, e tutto è logica. Il disegno generale eccede l'opera dell'architetto, i dialoghi tra l'opera e gli elementi che la compongono - il suo appartenere a un preciso paesaggio, ma anche gli infiniti paesaggi interni -si moltiplicano indefinitamente.