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Dimenticate Matisse, concentratevi su Delacroix. Ascoltare Norayr Kasper parlare delle sue foto e dei suoi viaggi nel passato d'acciaio dell'Armenia, è come entrare in una natura morta, ancor prima che essa si presenti davanti a noi. Kasper potrebbe vagare, con aria da sognatore, lasciandosi trasportare da un discorso sui fiori e sui conigli, sui teschi di rocce piantate: è quella la bellezza in declino e il senso perduto, vi lascerebbe intendere, indicando verso la morta materia della vita nei suoi ultimi istanti. [...] Per utilizzare una formula di Jorge Semprun, il corpo senza vita continua sicuramente a morire, e la familiarità ossessiva di queste immagini ci conduce verso una storia che certi tra noi non potranno mai avere, e altri non potranno più ricordare. In fin dei conti, siamo feriti almeno quanto l'acciaio, gli stabilimenti o i vuoti: rovine del progresso che si ossidano e cadono in mani ignote e indiscrete. [...] Che fare? Dobbiamo rifiutarci di competere con lo slogan.