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È il 1935 quando Antonie de Saint-Exupèry, pilota d'aerei, durante un raid Parigi-Saigon, precipita nel deserto libico per un'avaria al motore. Vi resterà per quattro giorni prima di essere ritrovato, rischiando di morire di sete. Mi piace immaginare che è qui, nel deserto, che probabilmente Saint-Exupèry concepisce "Il Piccolo Principe" (...) Prima ero un fotografo pubblicitario, di still-life, di cataloghi e di moda, lavoravo in studio. Ora mi sono lasciato prendere per mano dal Piccolo Principe addentrandomi nella giungla dei ricordi, trasformandomi in un cacciatore di immagini, ritornando nei luoghi che frequentavo da piccolo fotografandoli con occhio da bambino nella speranza di catturare, prima o poi, quell'"essenziale che è invisibile agli occhi". Quartieri, vie, piazze, piccioni come uccelli selvatici, personaggi bizzarri, piccoli mondi da scoprire ora come allora, con una nuova ottica, emozionante, sovrapporre il presente, il ricordo e il racconto, fissando per sempre quel momento nel tempo. Perché? Ma per vederci più chiaro, per vederci con il cuore.