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Dalla preistoria all'età romana, una ricognizione sapiente e analitica del territorio casertano nell'articolazione demografica, economica e geomorfologica dei suoi tre ambiti più rappresentativi: l'area dei monti aurunci a nord-ovest, con la valle sinuosa del Garigliano e le vette del massiccio Roccamonfina; a nord-est il Matese e la piana sul versante a sinistra del Volturno; a sud la Terra di lavoro. De Caro recupera dalla memoria che l'incuria rischiava di cancellare luoghi di antiche suggestioni, storie di vita, leggende, conflitti alterni, patrimoni sommersi, tracciati urbani, teatri, domus, statue preziose, mosaici, archi trionfali; un tributo e un appello per la distesa ampia di Campania felix dove "la terra ... esala una nebbia leggera e vapori alati ..., si copre spontaneamente di un prato sempre verde" (Virgilio, "Georgiche").