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La figura di Francesco De Sarlo si pone nel contesto storiografico della cultura contemporanea, nella sua duplice appartenenza sia alla storia della filosofia che alla storia della psicologia. L'analisi del suo pensiero non può prescindere dal prendere in esame anche i primi anni della sua produzione, relativi al periodo che va dalla sua laurea in medicina nell'Ateneo di Napoli, nel 1887, fino al conseguimento della libera docenza in filosofia teoretica, nel 1897. Si tratta degli anni in cui nel filosofo toscano si delinea quella che l'autrice indica come la "svolta", che lo porta ad insegnare Filosofia teoretica nell'Istituto di Studi Superiori di Firenze, nel medesimo Ateneo dove apre il laboratorio di psicologia sperimentale nel 1900. De Sarlo rimane a Firenze sino al 1934, anno in cui si trova costretto a rinunciare alla cattedra, tenuta per oltre trent'anni, pur di non giurare fedeltà al regime fascista. Il De Sarlo giovane (così come il De Sarlo maturo) si muoverà sempre tra filosofia e psicologia, nel rispetto di una filosofia che intende confrontarsi con le scienze naturali e, quindi, con la psicologia sperimentale; nella maturità, egli applicherà i risultati dei suoi esperimenti e della sua speculazione anche agli ambiti più sociali e pratici dell'esistenza umana.