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La nuova figura professionale del consulente (gen)etico impone di cominciare a riflettere sulle scelte bioetiche del singolo, intese come momenti cruciali della vita di un individuo e non come manifestazioni di contrapposte ideologie. Infatti le nuove biotecnologie, e la genetica in modo particolare, non consentono l'utilizzo di un criterio di giustificazione che si muove "dall'alto verso il basso", pena il sacrificio della libertà dell'individuo sull'altare del dibattito teorico. Il consulente, perciò, non potrà presentare soluzioni predeterminate, ma dovrà aiutare il consultando a formulare un percorso argomentativo personale in grado di collegare le proprie scelte alle proprie premesse culturali e valoriali. L'autore ci accompagna passo per passo lungo questo percorso dialogico di autocomprensione razionale, cercando nella consulenza di matrice psicologica e filosofica le radici culturali di questa nuova professione, che esorbita da un contesto strettamente medico. Per evitare una deriva di eterodirezione, la consulenza genetica dovrà considerare quale proprio fine precipuo la libertà del consultante. Essa potrà essere tutelata con successo solo se, grazie all'opera di "contrasto" del consulente-Socrate, il richiedente verrà restituito a se stesso, ovvero dirà a sé la sua verità. Verità che consiste in un collegamento non opponibile tra la sua visione del mondo (logos) e la sua scelta di vita (bios) e che consente di scoprirsi persona in senso autentico.