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Le Maisons Jaoul di Le Corbusier, costruite a Neuilly-sur-Seine (1951-1956) vicino Parigi, realizzano la sintesi di un pensiero la cui forza ed il cui slancio utopico hanno formato intere generazioni di architetti nel mondo. Volte alla catalana su muri portanti in mattoni a vista sembrano contraddire la leggerezza e la trasparenza delle prime architetture lecorbusieriane, elegantemente ritmate sfruttando le potenzialità del telaio strutturale e dei "cinque punti" di una nuova architettura che erano valsi a Le Corbusier la notorietà mondiale negli anni Venti. Il testo affronta la lettura storico-critica del progetto inquadrandolo nel ricco e contraddittorio panorama culturale che ha caratterizzato la Francia dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, chiarendo il percorso formativo che condusse Le Corbusier alla loro ideazione, svelandone il significato e le prospettive urbanistiche. Il ruolo di quest'architettura nel Ventesimo secolo è indagato in un'ottica di ampio respiro: dal rapporto tra la piccola dimensione dell'abitare contemporaneo - la pétite maison -, alla grande dimensione urbanistica, dalle tecnologie alla scelta dei materiali, dalle forme ai riferimenti storici, dall'uso dei tracciati regolatori - il Modulor - alle ricerche figurative -pittura e scultura -, al rapporto con l'architettura contemporanea degli anni Cinquanta e Sessanta. Ne emerge una nuova interpretazione distante dai tanti -ismi che hanno caratterizzato il Novecento.