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La vicenda professionale e civile di schiere di rettori e docenti, professori e presidi, ricercatori e amministratori è quotidianamente attraversata dagli interventi educativi comunitari. I documenti dell'Unione europea e gli indirizzi assunti all'interno del processo di Bologna cambiano mentalità, programmi, metodi e cicli di insegnamento. Lungo le linee finanziarie comunitarie si creano cattedre e ricerche, convegni e progetti, interessanti innovazioni e nuovi interessi. Un ampio spettro di operatori scolastici e universitari si è forgiato e si sta forgiando nelle opportunità e nelle consuetudini, nelle procedure e nei rapporti, nelle esperienze pilota e nei vincoli legati alle politiche educative comunitarie. Seppur impropriamente, si parla ormai di spazio educativo europeo. La grammatica culturale e psicologica di una porzione minoritaria ma rilevante della popolazione universitaria europea, a sua volta, viene riscritta nel quadro dei programmi d'azione comunitaria in materia di istruzione. Su questo tema si girano film di successo, si sono sviluppati interi filoni di saggistica e di letteratura, sono sorti siti internet e riviste. Attorno a questa esperienza si sono modificati linguaggi e immaginari collettivi, si sono formate associazioni, sono nati amicizie e amori. Seppur con un pizzico di esagerazione, si parla ormai di "generazione Erasmus".