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Un ambito di rilevante portata nel cammino dell'italiano verso l'unificazione è costituito dalla lingua burocratico-amministrativa, uno degli strumenti centrali della comunicazione di ogni nazione, ma, in un paese ancora prevalentemente dialettofono come l'Italia dopo l'Unità, anche un canale potente di diffusione della lingua italiana. Tale funzione risulta particolarmente evidente nelle comunicazioni che l'amministrazione pubblica rivolge direttamente ai cittadini: i manifesti, gli avvisi, i regolamenti, ecc. affissi dai comuni. A questo tipo di testi è dedicato il presente volume, che copre con un'indagine esaustiva un campo non affrontato finora, nonostante la sua importanza. L'analisi si concentra sul comune di Milano, che offre per gli anni 1859-1890 una vasta raccolta di documenti ufficiali: proclami diramati in occasione di avvenimenti politici, manifesti relativi al servizio elettorale e alla leva, avvisi riguardanti le imposte e le tasse, la salute e l'istruzione pubblica, avvisi d'asta, regolamenti di mercati e fiere, edilizi e di igiene pubblica, tariffe del dazio, ecc. Una grande varietà di documenti, dunque, di cui non è difficile immaginare l'escursione linguistica, dall'ufficialità retorica e pomposa dei testi "politici" all'indispensabile apertura verso la concretezza della vita quotidiana di una città.