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L'impegno politico ebbe inizio per Francesco Saverio Salfi (Cosenza 1759 Passy 1832) alcuni anni prima dello scoppio della Rivoluzione in Francia, allorché, stimolato dall'incontro con la cultura illuminista, egli mosse i primi passi nei luoghi-simbolo dell'intellettualità cosentina inserendosi a pieno titolo nel dibattito aperto da alcuni anni dai riformatori meridionali circa le eccessive ingerenze della Chiesa nella sfera secolare. Fermamente convinto dell'indispensabilità dell'educazione popolare, conditio sine qua non per un progressivo incivilimento della società e unico mezzo attraverso il quale il popolo potesse acquisire una piena coscienza della propria condizione e, conseguentemente, dei propri diritti, Salfi propugnò sempre, con coerenza e convinzione, l'avvento - in un'Italia finalmente unificata - di un governo costituzionale fondato sulla sovranità popolare. Dall'excursus della vasta produzione letteraria accumulata da Salfi lungo tutto l'arco della sua vita, emerge dunque la figura di un intellettuale che, nel suo lucido pragmatismo, rimase del tutto estraneo a ogni forma di riflusso moderato e instancabilmente impegnato nella battaglia per la conquista di irrinunciabili diritti civili e politici e per la creazione di un'Italia libera e democratica.