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Ciclicamente la professione accademica è nell'occhio del ciclone, attraversata da scandali enfaticamente riportati dai media. Il luogo dove essa si realizza è oggetto di contestate riforme e di proteste appassionate. Nel dibattito pubblico la questione è posta nei termini della contrapposizione tra l'interesse privato del professore e quello pubblico alla ricerca e alla formazione. L'impressione è che si tratti di resoconti viziati da riduzionismo, dove l'informazione sull'università si presenta frammentata, opaca e confusa. Che cosa fanno gli accademici (professori e ricercatori)? L'esercizio del potere, la conservazione del privilegio è davvero l'unica logica in grado di spiegare come funziona l'università? Come i "professori" definiscono la loro esperienza? Il libro ha come obiettivo quello di restituire la complessità del mondo universitario a partire da questi attori. Ne legge i vissuti ed il senso attribuito al proprio lavoro come chiave di lettura per comprendere le dinamiche effettive dell'università. Il ruolo, come concetto sociologico generale, non è più in grado di informarci esaurientemente sulle attività, sulle relazioni, sui risultati del lavoro che si realizza in tali contesti. È, semmai, la definizione del proprio ruolo, il modo in cui ognuno decide di farlo proprio e di restituirlo - possibile in questa professione più che in altre - a spiegare l'esperienza del lavoro accademico.