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C'è un debito da saldare all'origine di questo volume, un debito che l'autrice, nel passato, ha contratto con sé stessa: completare, cioè, le sue riflessioni sulla creatività, originariamente centrate sull'emozione, analizzando anche il pensiero e la ricerca sul campo. Fa da "contenitore" storico-psicologico di questo impegno l'analisi del complesso clima che ha preceduto gli studi di Guilford ed all'interno del quale l'autrice rintraccia le ragioni psicologico-sociali che hanno reso possibile e necessario lo studio della creatività. Dal quadro tracciato emerge, per il tramite di una osservazione epistemicamente "curiosa", il ruolo fondamentale in tal senso giocato da una diversa qualità dell'attenzione rivolta all'infanzia, come pure dal progresso tecnologico, fenomeni dei quali si rilevano le forze metabletiche che, in direzioni diverse, hanno contribuito alla creazione di un "clima" favorevole allo studio della creatività.