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Santino Scapin ha vissuto in prima persona un'esperienza emotiva, psicologica ed esistenziale, un'esperienza difficile, tremenda ed angosciante paragonabile a quella del relitto alla deriva tra l'infuriare di un tremendo uragano. E quanto ha sofferto, quanto si è dibattuto, quanto ha lottato per non affondare! Spesso da solo, a volte con l'aiuto di pochi, rari marinai forse anche poco esperti, poco capaci (io compreso) di aiutarlo realmente ad uscire dalla procella. Quanto ha vagato e quanta strada ha percorso (a piedi nudi sulla roccia) nell'affannosa ricerca di un approdo sicuro e rassicurante. Forse non lo ha mai realmente trovato, forse non lo ha visto, o forse non è stato capace di vederlo e di trovarlo, o forse, inconsciamente, non lo ha "voluto" vedere. Ha navigato per ogni dove, sempre accompagnato dalla sua macerante angoscia e dalla lacerante disperazione, quasi un Don Chisciotte in compagnia del suo fragile ronzino e del fedele ed ingombrante scudiero.