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"Siamo come granelli di sabbia, attendiamo che il vento ci spazzi via". Questo distico apre come una incisione la raccolta di Jacopo Busti, Echi, voci e follia. Questa raccolta si presenta subito segnata da una evidentissima frammentarietà: le parole, i concetti sembrano rincorrersi nello spazio della pagina, disponendosi in un continuum che travalica il tempo e ovviamente lo spazio. La poesia di Jacopo Busti si muove su piani di assoluta trascendenza: la materia, le cose, la quotidianità è tutta completamente celata dietro il velame dei versi, riassorbita e trasfigurata in un occhio gelido che quasi chirurgicamente penetra la realtà. E non è certo una realtà piacevole quella raccontata, ma è fatta di una crudeltà che è così insita nello scorrere dell'esistenza da farsi necessaria accettazione, routine, normalità. E questo spaventa ancor più della crudeltà stessa, perché si trasforma in qualcosa che non si ha più neppure il coraggio o la voglia di contrastare. Si subisce e trasforma ciascuno in arrendevoli vittime.