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Salvare più vite possibili laddove la speranza sembrava perduta. Per più di venticinque anni questo è stato l'obiettivo del dottor David Nott. Gallese, chirurgo in un ospedale londinese, ha chiesto congedi non retribuiti dal suo lavoro per andare volontario in alcune delle zone di guerra più pericolose del mondo. Dalla Sarajevo assediata del 1993 agli ospedali clandestini della zona orientale di Aleppo in mano ai ribelli, ha praticato interventi salvavita e chirurgia di guerra nelle condizioni più difficili, spesso unico occidentale, con pochissime risorse. E proprio ad Aleppo, una città in cui solo il 5 per cento dei medici ha avuto il coraggio di fermarsi, David vive alcune delle esperienze più scioccanti della sua vita. La sua clinica è sempre piena, le sue mani continuamente impegnate, ma la sua mente non è mai libera dai dubbi. Il suo è un resoconto sconvolgente di quasi tre decenni di volontariato nei territori martoriati dai conflitti più aspri e devastanti: Afghanistan, Sierra Leone, Liberia, Darfur, Congo, Iraq, Yemen, Libia, Gaza e Siria. Ma ha lavorato anche in zone colpite da disastri naturali, come i terremoti ad Haiti e in Nepal. Spinto dalla passione, dal desiderio di aiutare gli altri e dal brivido per il pericolo estremo, è oggi riconosciuto come il chirurgo d'urgenza più esperto al mondo. Con il passare del tempo David Nott, però, si è reso conto che recarsi sul luogo di una catastrofe non era abbastanza. I medici sul campo devono imparare come curare le ferite sconvolgenti che la guerra infligge alle sue vittime. A partire dal 2015, la fondazione che ha istituito insieme alla moglie, Elly, si è impegnata a diffondere le conoscenze che aveva acquisito, formando altri medici nell'arte di salvare vite messe in pericolo da proiettili e bombe.