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Un ragazzino di dodici anni lontano da casa, in un aeroporto con al collo un cartello scritto rozzamente a pennarello: «Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro». Si guarda intorno in attesa delle persone che lo guideranno nella confusione di una vita nuova allo Sporting Lisbona. Un altro ragazzo, di poco più grande, seppellisce la faccia nel cuscino, perché il padre non senta i suoi singhiozzi disperati per il dolore quasi fisico e la nostalgia del suo Paese, l'Argentina, della mamma e degli amici. Hanno inizi molto simili le carriere dei due più grandi calciatori del millennio, le origini modeste e l'impegno viscerale, maniacale, assoluto che hanno messo per dare forma al loro sogno e per inseguire il loro insopprimibile talento. Il primo, Cristiano, un adone dal fisico perfetto, che vuole avere il mondo ai suoi piedi e ha bisogno di un entourage che lo aiuti a brillare. Messi, un genio capace di fare cose straordinarie con il pallone, e vuole che le persone fidate che lo circondano da quel mondo, invece, lo proteggano. La biografia autorizzata di Lionel Messi e quella completa e definitiva di Cristiano Ronaldo tratteggiano luci e ombre dei due fuoriclasse più attesi ai Mondiali 2018 e illuminano le somiglianze, le differenze, e le ragioni della loro lunga rivalità. Che, come ogni grande rivalità dello sport, esula dal solo agone calcistico e assume dimensioni epiche. Ogni generazione crea un calciatore unico, un Pelé, un Cruyff, un Maradona, un Platini. Noi dovremmo rallegrarci di avere il privilegio di vedere non uno bensì due dei più grandi calciatori della storia scendere in campo l'uno contro l'altro. Non ricapiterà tanto presto.