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Breve ritratto di Modigliani, il testo di Gualtieri di San Lazzaro unisce vita e arte, ricordando il pittore di Livorno tramite i racconti degli amici che più gli sono stati vicini, che l'autore ha conosciuto dopo la morte dell'artista. Entrambi italiani di Parigi, Gualtieri di San Lazzaro e Amedeo Modigliani non si sono mai incontrati: la prima volta che il futuro editore e scrittore mette piede nella Ville Lumière, appena ventenne, nel 1924, il pittore di Livorno è già morto da quattro anni. Eppure, ricorderà San Lazzaro molto più tardi, ogni cosa, a Montmartre e a Montparnasse, gli parlava del leggendario Modì. Il giovane catanese, appena arrivato da Roma, poi, era italiano come il pittore: il requisito migliore per recitare la parte del "cugino" in cerca di opere del parente scomparso. San Lazzaro era allora un giovane con forti ambizioni letterarie, che sogna un futuro da scrittore e che, complice Parigi, vedrà mutare il proprio destino grazie a Leopold Zborowsky, il mercante polacco del pittore livornese. Ma soprattutto, per chi come San Lazzaro veniva dalla penisola, in cui si profilavano gli albori del regime fascista, non solo Modigliani incarnava la via al moderno.