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Il volume raccoglie saggi che reinterpretano l'opera di Giovanni Pascoli attraverso l'idea del nulla, ovvero il sentimento della labilità e del vuoto che domina la sua poesia, qui analizzata sullo sfondo della cultura europea di fine Ottocento e inizio Novecento, tra positivismo, simbolismo e filosofie negative, attraverso il confronto con i classici e i contemporanei, con un'attenzione particolare per l'influsso del pensiero buddhista e il rapporto con le poetiche novecentesche. L'angoscia pascoliana del nulla emerge specialmente nella rilettura della classicità come mondo di ombre, nella percezione dell'ignoto in una realtà costantemente sospesa tra quotidiano e metafisico, tra apparizioni e sparizioni ai confini dell'inconoscibile, nell'ossessione dell'assenza e dell'evanescenza, nell'anticipazione di temi novecenteschi che ritornano in poeti come Ungaretti e Caproni, nella rielaborazione originale dell'antica sapienza indiana, nel motivo ricorrente del naufragio, nell'esplorazione del cosmo caratterizzata dal brivido della dissoluzione e da un inedito horror vacui. Si delinea così un itinerario di ricerca che esplora aspetti meno noti dell'opera e del pensiero di Pascoli attraverso la vertigine del non essere in cui si manifesta pienamente la modernità di un profeta delle inquietudini e del nichilismo novecentesco.