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Per raccontare la storia della musica d'arte nell'antica Bologna, l'Accademia Filarmonica ha cercato parole apposite: Felsina, il primo nome della città, e il suo canto, la sua capacità di far canto e suono. Dunque Felsina cantatrice è un libro che in 18 articoli parla dell'Accademia e dei suoi Filarmonici, della musica che si faceva in chiese come S. Petronio e S. Francesco, dei "professori" e dei costruttori di strumenti musicali, di generi diversi come la cantata, la sonata, l'opera, l'oratorio, e cerca di spingersi fino alla capitale dell'allora Stato della Chiesa. Perché il periodo trattato è molto preciso: va dal 1666, quando l'Accademia fu fondata, al 1716, esattamente 300 anni prima del convegno di studi che ha dato origine al volume. Diciotto studiosi hanno lavorato all'impresa, fra cui il curatore che alla fine si è permessa anche una "fantasia" storica. Ancora sul titolo: nel 1678 a Bologna si pubblicò una Felsina pittrice dove Carlo Cesare Malvasia faceva la storia della pittura cittadina. E senza dubbio la musica e la pittura sono i due "soli", come asserisce il curatore, che in epoca barocca hanno illuminato la città con la stessa luce dei maggiori centri del mondo.