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Vito, omonimo dell'autore, è nato in Libia da una famiglia emigrata e, come tanti, è obbligato ad andarsene quando è solo un bambino. L'Italia non è la sua casa, non vi riconosce il paesaggio emotivo nel quale ha sempre vissuto, ricco di calore e colore. Ma crescendo, il suo senso di non appartenenza si carica di nuove sfumature: sa di non essere come gli altri ragazzini, ma negli anni '60 non riesce ancora a dare un nome accettabile a questa sua diversità. Si sente "strano" e "anormale" a causa della sua identità sessuale, perché è solo così che vengono etichettati (nella migliore delle ipotesi) quelli come lui e prova per questo un enorme senso di colpa e di vergogna. Dentro di sé Vito inizia allora a coltivare il sogno di andare in America, della quale ha sentito parlare come di un paese libero, dove essere omosessuali non è sempre e solo un reato, ma anche una delle innumerevoli varietà dell'essere umano...