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"E poi verrà un giorno che non riusciremo a strappare dal calendario, quel giorno l'etnia del fango si prenderà spazio e ragione. Ragazzi e ragazze marceranno per Via Cairoli. Usciranno dai ghetti, con la loro musica, le scarpe slacciate, i pantaloni a zampa di elefante. Si prenderanno tutto. Annetteranno il Trieste, si scioglierà il peccato. E si faranno avanti i Bavazzano dalla pelle nera, frutto di incroci salvifici, gli Arata con le labbra afro e il piercing al naso, gli Oddone con gli occhi a mandorla e il sushi in tavola. Quel giorno li vedremo sfilare, senza banda, con la fanfara negli auricolari. Passeranno per Corso Saracco, imboccheranno Via Vittorio Veneto e poi su, su, lungo la strada della Vecchia Costa. Raggiunto il castello del Principe si fermeranno. Muti. Qualcuno getterà un fiore, le vecchie leve verseranno lacrime di gratitudine. Poi esploderanno i fuochi d'artificio. Li vedranno da Cremolino, Acqui. Ne parleranno i giornali, lo racconteranno le pie donne su facebook. Sarà la fine della polvere. L'inizio di un nuovo calendario. L'acqua e il fuoco di una splendida rivelazione".