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"Avete presente quella giostra, fatta in ferro sulla quale ci si siede, con una ruota centrale che si usa per girare vorticosamente? Ecco, io la ricordo. Ci si giocava da bambini e si avevano due possibili scelte: una di sedersi e girare con la giostra, l'altra di spingerla. Attaccandosi alla ruota in ferro si correva facendo girare la giostra ad una velocità maggiore rispetto a quella che avrebbe raggiunto con la semplice spinta esterna. Stando seduti tutto girava e si poteva godere di un mondo fatto di linee in movimento. Una volta scesi barcollavamo noi e tutte le nostre certezze. Spingendo, invece, si aveva una posizione privilegiata, sempre che non si cadesse, si poteva vedere il mondo intorno non cambiare, mentre le facce e le espressioni degli amici mutavano continuamente. È la sensazione che, a volte, provo nel guardare la vita. Percepire che c'è qualcosa di più, che va oltre quello che ripetiamo quotidianamente, non trovando la porta da aprire e anche nel caso ne vedessimo una, non avere la forza e la capacità di oltrepassarne la soglia per scoprire cosa ci aspetta. Essere sia quello che corre, sia quello che sta seduto." (Gabriele Saveri)