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Il poema, diviso simbolicamente in dieci capitoli, ognuno riguardante un evento tra quelli più importanti della storia umana e calcistica di Maradona, è composto in versi sciolti dal ritmo serrato e costante. Così come per gli eroi tragici e per i protagonisti dei poemi omerici (di cui si richiamano direttamente alcuni passi, come lo scontro tra Ettore e Achille, trasposto nell'incontro calcistico tra Argentina e Inghilterra) le vicende storiche si trasformano in episodi mitici, gli accadimenti divengono simboli e i personaggi Dei, oppure Mostri. Nel tentativo di recuperare la fertilità della scrittura epica, in un momento in cui la storicizzazione di ogni episodio si propone come verità storica, nella moltiplicazione delle narrazioni dei fatti, che si sostituiscono in vero all'evento stesso, il poema (ispirato anche al Lenin di Majakovskij) intende sottrarre la figura di Maradona all'ammorbante cronaca, al pettegolezzo maligno e fazioso, alla pretesa di moralizzarne la vita e di ridurne la figura. Perché un tempo Mito e Storia erano una cosa sola: e in un'epoca in cui alla mitologia si è sostituita la cronaca, abbiamo tremendamente bisogno di una figura semidivina, il cui corpo testimoni e sollevi la questione tragica della Morale individuale contro la Legge del Mondo. In questo scritto convergono perciò citazioni da ogni specie di letteratura: la mitologia Azteca, il marxismo, Frida Kahlo e Diego Rivera, Pavese, Pasolini, Nietzsche e Van Gogh.