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«La lettura degli incartamenti, nei giorni che vennero, si fece lunga e funestata da scarsissima concentrazione. Foglio su foglio, come si compete ai più grigi funzionari del Regno delle Due Sicilie, con la meticolosità di facciata che si confà al passacarte di provincia. Partì dalle carte più vecchie. E lì, nemmeno quella sciatteria che s'era imposto inconsapevolmente, riuscì a non fargli percepire il primo dettaglio spiazzante, poi il secondo, un terzo colto per caso, il quarto, come se Dio si fosse messo a giocare a dadi, contravvenendo citazioni importanti. S'era distratto, aveva fatto uscire allo scoperto quell'altro sé, da qualche tempo zitto, sopito, in letargo, salvo che nel garantirgli agitate veglie notturne. Come i bambini appena nati, di giorno dormiva, e la notte, invece... Quell'altro sé che l'aveva convinto a non andare dallo zio Giacomo a fare l'avvocato, ma che non c'era riuscito a impedirgli di fare il commissario di polizia».