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L'autore parla della tragica esperienza che ha cambiato la vita sua e della sua famiglia: la morte violenta della madre, Anna Costanzo, uccisa nel 2017 dal marito Alberto Novembri. Dopo una relazione durata molti anni, coronata da un matrimonio tardivo, Alberto ha ucciso la moglie, strangolandola con il cavo della stampante del computer. L'autore, segnato in modo indelebile dal trauma, decide con consapevolezza di non rimanere bloccato nella rabbia - con il rischio di far passare in secondo piano il ricordo amorevole della madre - ma di intraprendere un percorso personale e spirituale per trasformare la tragedia in conoscenza del fenomeno del femminicidio e della violenza contro le donne, e in messaggio salvifico da lasciare agli altri. Nel libro si alternano tre piani. Uno autobiografico, dove Marc ricorda la madre con racconti dell'infanzia e dell'adolescenza, arrivando fino alla sua morte violenta. Un secondo di fantasia, dove l'autore, tormentato dalla necessità di capire cosa spinge un uomo a uccidere - o a usare violenza contro - la donna amata, immagina di avere una serie di incontri con un detenuto per femminicidio in un carcere di Miami. Entrambe le narrazioni, mosse dalla ricerca di una giustizia che trascende quella umana, hanno come sfondo il mare, amato dall'autore e da lui scelto non solo in quanto luogo privilegiato di lavoro, ma anche e soprattutto come unico luogo per ritrovare se stesso in un intimo rapporto di pace e riflessione. E infine un terzo piano, ovvero la raccolta di informazioni e testimonianze che potrebbero aiutare i lettori a comprendere il problema della violenza maschile contro le donne. Si trovano qui, sotto una forma intima e quasi epistolare, le testimonianze della nipote della vittima (Amy Di Maggio), della moglie dell'autore (Valentina Mazzei), di un'operatrice di un Centro Antiviolenza (Costanza Ghezzi), di una giornalista (Cristina Ruffini), di una politica (Francesca Scopelliti) e di un avvocato (Alessandro Ginanneschi).