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Un acceso dibattito ha recentemente messo in luce il ruolo degli stereotipi nella comprensione del linguaggio letterale come idòla fori di baconiana memoria, che possono influenzare il nostro modo di vedere il mondo sociale attraverso la lingua parlata da una comunità linguistica. È stato invece meno discusso il ruolo degli stereotipi come idòla sermonis, ossia come meccanismi cognitivi di creazione di categorie nei discorsi quotidiani e di comprensione delle dinamiche sociali in vari contesti conversazionali. Inoltre, il prevalere dell'accezione negativa del termine "stereotipo" quale pregiudizio ha lasciato in ombra la complessità degli stereotipi come idòla della mente umana in determinate circostanze d'uso del linguaggio. Il volume si propone di capire se e quando gli stereotipi hanno un ruolo negativo nei contesti comunicativi, per scoraggiare quelli che possono portare a un'effettiva esclusione sociale. In particolare, si ritiene che il linguaggio non letterale, specie se figurato, possa essere un banco di prova del "potere cognitivo" degli stereotipi, perché, rispetto a quella del significato letterale, la comprensione del significato implicito richiede delle conoscenze contestuali - talvolta tacitamente racchiuse nei "luoghi comuni" di una comunità linguistica - più difficili da portare alla luce. Si indaga quindi quel continuum di fenomeni linguistici in cui i processi pragmatici di comprensione del significato implicito più ricorrono a conoscenze stereotipiche, a partire dagli slurs e dalle metafore fino all'ironia e ai proverbi, il cui significato è totalmente implicito o evocato da immagini socialmente condivise.