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Questa monografia su Stelio Maria Martini (1934-2016) permette di ricostruire il profilo intellettuale di uno dei maggiori poeti visivi, internazionalmente noto e apprezzato, nonché di focalizzare lo sguardo sul problema della visualizzazione della scrittura: questione complessa che ha modulato carsicamente l'identità della produzione letteraria occidentale, affiorando di quando in quando lungo il corso della sua storia millenaria, dai technopaegnia alessandrini alle ibridazioni verbo-visive delle avanguardie novecentesche. L'analisi del percorso "poetico" di Martini, che non può prescindere anche da una considerazione della sua notevole produzione critico-teorica, consente di gettare una nuova luce su questo fenomeno, inquadrandolo su un piano non più storico-sociologico, ma ontologico. La fenomenologia di questa singolare eresia letteraria si arricchisce di alcuni scritti inediti dello stesso Martini, che vanno a completare il volume con un corpus antologico di sue riflessioni teoriche.