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«Montecchio scrive con la gentilezza propria dei poeti e una chiara abilità narrativa grazie alle quali disvela segni, tracce, memorie, verità che i nostri sensi non sono più avvezzi a cogliere, prima fra tutte l'assoluta importanza che gli alberi, le piante, i boschi, le foreste rivestono nelle nostre vite. E poi l'irrinunciabile ma purtroppo precario equilibrio che a questi ci lega, in una sorta di interdipendenza sistemica che è madre del paradigma ecologista, nel quale tutti gli esseri viventi e i fenomeni del mondo fisico sono interconnessi in una gigantesca e intricata rete di relazioni, proprio come quelle che uniscono gli esseri umani l'uno con l'altro. [...] un'impresa non facile e nella quale molti autori di nature writing deludono, quella cioè di rendere intima e umile la complessità della natura, restituendole dignità e valore assoluto senza per questo imboccare comode scorciatoie, ma semplicemente coniugando competenze scientifiche, abilità divulgativa e la raffinatezza di uno stile minimalista che, per mezzo di brevi e seducenti pennellate, rimanda a un impressionismo letterario di chiara e durevole bellezza." (dalla prefazione di Matteo Righetto)