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"Torno Casa" parte da origini pronunciate a voce alta, e 'in lingua', e va a cercare il senso altrove. Due donne si incontrano e mettono in comune pezzi di vita. Il racconto, in prima persona, non necessariamente autobiografico, ricorre al collage della memoria e delle forme, moderno prosaritmo e tentativo di far diventare narrazione i passaggi della vita: per coinvolgerci nella ricerca e nel ricordo, nella confessione e nella ricreazione del passato, delle identità, delle relazioni. La lettura a volte sarà lenta, a volte saltellante tra lingue e testi, adatta alla rappresentazione delle nostre vite-luoghi, dove Padova, Melbourne o Assisi diventano simboli scambiabili, miti da riempire di significato, andandoci dentro o anche solo torno torno... Al lettore stupirsi, decidere di fermarsi al Lost & Found o sulla panchina di Piazza Castello, aprire il bagaglio e leggere gli inserti o inseguire il dialogo madre-figlia, per finire con un inatteso post scriptum, scoprendo, forse, che il vero luogo è (come diceva Marcel Proust, nostro santo protettore) la Pagina.