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In ogni essere umano è vivo il desiderio del ritorno, velato di malinconia, oggi tanto più per la dissoluzione di valori e ideologie. Il protagonista, attraverso il viaggio tormentato di un moderno Orfeo, spinto dalla scintilla del ricordo, parte alla ricerca del suo io per arrivare, attraverso il processo doloroso e appagante di rêverie, al punto primordiale: il ventre materno. In questo nostos la realtà si manifesta nei contorni precisi del territorio dell'infanzia, che il lettore può ritrovare nel proprio: il folclore, tutto un mondo perduto per sempre, l'affabulazione, il cromatismo fonetico e la varietà semantica del dialetto, irripetibile, la profanazione di una terra che è stata maltrattata dalla tecnologia. Per alcuni è la terra del grande rimpianto, per altri un passaggio necessario per un'ipotesi di benessere, nella prospettiva di un consumo ritenuto ormai indifferibile e universale.