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Il volume svela il nucleo cristocentrico della spiritualità di Domenico Cavalca nella sua opera Specchio di Croce che, composta nel terzo decennio del Trecento, ha sin da subito goduto di un'ampia diffusione manoscritta: i 127 testimoni sin qui reperiti e descritti fanno registrare una varietà di lettori, di religiosi e laici, di uomini e donne, confermando lo Specchio come il trattato più originale e più letto degli otto composti dal frate domenicano. Le prime linee di indagine sulla trasmissione dell'opera evidenziano come quel processo di riscrittura fiorentina dell'originale forma pisana sia avvenuto agli stadi più alti, Cavalca vivente. In tal modo, ben presto la Vulgata fiorentina si è imposta per secoli all'attenzione dei lettori e degli studiosi della lingua, a cominciare dai compilatori del Vocabolario degli Accademici della Crusca.