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L'autore dialoga con Teofilo, cui Luca dedica il suo Vangelo, su questioni emergenti dai brani citati. S'intrecciano pagine in prosa e in versi. Il narratore finge di vivere nei tempi e nei luoghi evangelici, senza sganciarsi dal 2000, col beneficio che gli deriva dal filtro dei due millenni di storia, posti tra l'epoca dei fatti illustrati da Luca e il mondo attuale. Il titolo sintetizza l'opinione dell'autore: in materia di fede, tutto è a portata di mano, nel rasoterra delle cose, appunto. Nulla è però ovvio né banale. Occorre uno scavo, senza strumenti né attitudini particolari: bastano le proprie mani e il cervello. Il resto è dono.