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L'opera sviluppa una riflessione politico-simbolica sul rapporto identità-alterità per rintracciare le valenze, che favoriscono il riconoscimento dell'incontro, al di là del possibile scontro alternativo escludente. Due i simboli politici esaminati, Prometeo e Cristo, che danno di che pensare, sollecitando a ri-pensare, il rapporto con l'altro. Aut aut: da una parte la croce di Cristo che simbolicamente, con i suoi bracci che si intersecano l'uno attraverso l'altro, rappresenta l'apertura della dimensione immanente, nella sua orizzontalità, a quella trascendente, nella sua verticalità, ossia la tensione al supra e al prius quale esigenza di progresso ascensionale di ricerca del massimo bene umano; dall'altra la rupe di Prometeo, espressione dell'attaccamento ctonico al piano immanente, che, se assolutizzato, opprime e mortifica l'essere incatenandolo e affossandolo. Con un'originale apertura della politica alla pedagogia, l'autrice affronta la questione cruciale del la libertà che, intesa come liberazione responsabile dall'insignificanza all'infinito, richiede di essere educata per rendere concretamente possibile il progetto di una convivenza più autenticamente umana.