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Il potenziale valore medicamentoso delle piante deve sicuramente aver suscitato la curiosità dell'uomo primitivo il quale, basandosi sull'osservazione del comportamento degli animali, lasciandosi guidare dall'istinto o, molto più semplicemente, affidandosi al caso, fece tesoro di una serie di esperienze "farmacologiche" tentando poi di trasmetterle oralmente ai propri simili. Si potrebbe dunque dire che l'uomo ha saputo trar profitto dagli insegnamenti della natura, con la quale viveva in stretta simbiosi, e che evidentemente gli ha offerto gli strumenti per aiutarlo a difendersi dai pericoli più insidiosi che mettevano a rischio la sua vita, non ultime le malattie. Malattie che egli probabilmente tentò di contrastare, a costo di mettere a repentaglio anche la propria pelle, sperimentando i rimedi ricavati dalle piante. La materia medica medicinale dunque non può che originarsi dalla botanica, ovvero da un primo tentativo da parte dell'uomo di scoprire nelle piante quella straordinaria e divina forza sanante capace di contrastare ogni sorta di malattia, specie quando questa colpisce un individuo molto legato a una concezione magico-superstiziosa dell'esistenza.