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Il volume ripercorre la rinascita dell'idea universalista all'interno del femminismo contemporaneo, rendendo conto dei tentativi d'integrazione, dell'uguaglianza con la differenza, intrapresi soprattutto da autrici anglosassoni. Tale ricomposizione mira a una nuova forma di universalismo, liberato dalle distorsioni androcentriche e omologanti che hanno annullato la soggettività femminile in nome di un falso concetto di universalità. È possibile un universalismo che non sterilizzi ogni differenza, un neouniversalismo "post-metafisico" e "post-illuminista"? Con tale interrogativo, gravido di conseguenze, non solo per la libertà delle donne, si cimentano, tra le altre, Nussbaum, Okin, Benbabib, Hampton, Tronto, ognuna apportando il proprio personale contributo alla fondazione di un nuovo umanesimo femminista, capace di conciliare il principio universale della "ragion illuminista" con l'etica della vulnerabilità e della situatezza dei corpi.