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A trent'anni dal cruciale convegno faentino sulla Scuola classica romagnola, alcuni tra i maggiori studiosi del Neoclassicismo e i loro allievi più brillanti hanno preso spunto dalla pubblicazione dell'edizione critica degli "Inni di Callimaco" tradotti da Dionigi Strocchi per interrogarsi sulla sua figura e sull'ufficio artistico e civile della traduzione nel primo Ottocento, offrendo una nuova interpretazione della Scuola classica romagnola e di diversi suoi esponenti grazie anche alla varietà delle prospettive assunte: da quella storica a quella critico-letteraria, da quello filologica a quella traduttologica, da quella comparatistica a quella delle relazioni col mondo editoriale.