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"Ben di rado la storia di una febbre divorante viene condensata in un titolo di per sé emblematico che sembra offrirci, senza troppe scosse, l'intera cifra del libro, al di là di ogni possibile e non programmabile modellatura. Dinanzi a questa premessa, che ha il valore di un enunciato oggettivo, occorre però addentrarsi nelle pagine con la circospezione dovuta, e prendere in esame la ragione dell'odio smisurato che il calamaio ci rovescia addosso; una fiumana da cui, come vedremo, scaturisce un desiderio rabbioso di giustizia - contro ogni più o meno colpevole parzialità." (Curzia Ferrari)