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La consonanza e la difformità di Leopardi e di Pascoli, non messe a confronto ma viste attraverso trascrizioni in parallelo, sono la testimonianza di una concezione dell'esistenza, in cui il legame tra l'io e il mondo è immerso in una commistione irrisolta: l'analisi è esplicata da Andrea Galgano attraverso un dialogo tra i due autori, ascoltati con le voci del poeta-docente e del poeta-fanciullo che, in una sorta di regressione psicodinamica, scoprono l'essenza e la consistenza delle cose. In questa situazione di mancanza o di assenza, che riguarda sia il rapporto tra uomo e natura sia quello tra uomo e storia, la realtà non risulta marginalizzata; c'è anzi nel percorso teorico e nell'esperienza poetica di Leopardi e di Pascoli un'apertura nei confronti del reale, in cui il punto di partenza è sempre l'esperienza sensoriale, attraverso la quale l'io si concepisce in azione, in rapporto con l'esterno.