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Dal carme funebre per la madre Eletta alla "querimonia" di Magone nell''Africa', dalla meditazione sulla morte nel 'Secretum' al lamento di Dolor con cui si conclude il 'De remediis utriusque fortune': incessante è la meditazione di Petrarca sulla morte, a gara con i classici. Negli anni intorno al 1348 l'infittirsi delle morti degli amici intensifica la riflessione intorno ai colpi di Fortuna: nasce il sentimento del sopravvissuto, costretto a confrontarsi con lunghi anni di assenza e di desiderio delle persone amate. Le rime "in morte" del canzoniere si intrecciano così con le coeve lettere delle 'Familiari', con le ultime egloghe del 'Bucolicum carmen', in una rete complessa di rinvii che questo studio cerca di illuminare.