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Le letterature di ogni tempo pullulano di riferimenti al mare, usato come metafora dell'esistenza, ma anche come artificio per rappresentare un'idea antichissima: quella dell'Infinito. Nel ripercorrere la storia di questa idea, il presente lavoro parte dalle Upanisad, dove è contenuto forse il primo accenno a tale nozione, e prosegue analizzando la concezione dell'ápeiron nella filosofia dei presocratici e dei neoplatonici. Il saggio non vuol essere tuttavia una "storia dell'Infinito", di per sé concettualmente impossibile, ma in qualità di prospetto sul tema, evidenziare come l'idea dell'Infinito sottenda due macromoventi culturali e spirituali identificabili nel sentimento della volontà e nel sentore della possibilità; moventi dai quali dipendono due filoni fondamentali della filosofia moderna: il volontarismo e il pragmatismo. Pertanto, lo studio verterà sul pensiero di tre grandi maestri che, nella modernità, hanno riproposto il tema dell'Infinito da prospettive diverse: Leopardi, Nietzsche e Unamuno, eredi di un'immane tradizione culturale su cui si edifica la percezione che l'uomo possiede della realtà e il suo collocarsi all'interno di essa.