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Nei "Misteri egiziani" Giamblico risponde ai dubbi sollevati nella "Lettera ad Anebo" di Porfirio sull'opportunità e l'efficacia della teurgia, l'arte di attrarre gli dei per mezzo di medium e di statue animate. La difesa della teurgia fatta da Giamblico è molto articolata e risulta il più serio tentativo fatto dal mondo antico di fissare i compiti e i limiti della teurgia, chiarendo il rapporto fra teologia, culto materiale e ascesi mistica. Definizioni dei Misteri come "il manifesto dell'irrazionalismo" appaiono ormai troppo riduttive, e il risveglio d'interesse per quest'opera è il segno del crescente "mutamento di paradigma" nei confronti di Giamblico e di tutto il pensiero tardoantico.