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La pubblicazione ripropone la chiave di lettura già avanzata dall'autore alcuni anni or sono in relazione all'intervento seicentesco voluto dalla famiglia Falconieri sulla più antica delle Ville Tuscolane, la Rufina, ritenendone valida la consolidata attribuzione al Borromini. Nel volume viene data un'ampia dimostrazione dell'efficacia dell'interazione "documenti storici - rilievo architettonico" nella ricostruzione delle fasi evolutive di una fabbrica. L'ipotesi riguardo alla forma dell'originario Casino della Rufina è suffragata soltanto da incisioni d'epoca e non è mai stata scientificamente comprovata dal riscontro di un rilievo, né dal confronto attento con la pianta del nucleo originario della fabbrica. L'ipotesi sostenuta valuta la "logica" dell'addizione alla Villa Rufina basandosi sia sui vari documenti iconografici sia all'attendibilità di ciascuno; il tutto è inoltre riferito al completo rilevamento dell'opera nel suo stato attuale.